Dermatologia / Linee guida

Vaiolo delle scimmie: cosa c'è da sapere

Il dermatologo viene sovente chiamato in causa, nella prima fase diagnostica

Segreteria SIDeMaST, 26 Oct 2022 05:15

Vaiolo delle scimmie: cosa c'è da sapere

Si tratta di una zoonosi causata dal Monkeypox virus (MPXV) identificata per la prima volta in Africa Centrale e Occidentale negli anni 70. Il MPXV è un virus a DNA dello stesso genere del Variola virus, l’agente eziologico del vaiolo, fanno quindi parte della stessa famiglia i Poxviridae e genere Orthopoxvirus. Questo spiega la copertura immunitaria data dalla vaccinazione antivaiolosa osservata nei soggetti sottoposti a tale profilassi prima della eradicazione del vaiolo. Esistono due cladi (gruppi) distinti del virus MPXV: Il Clade I è clinicamente più grave, a maggiore trasmissibilità interumana e a maggiore letalità. Il vaiolo delle scimmie è emerso come il più importante Orthopoxvirus per quanto riguarda il possibile impatto sulla salute pubblica, la cui comparsa è strettamente legata all'eradicazione del vaiolo ed il successivo abbandono della vaccinazione specifica. Il Monkeypox virus è diffuso prevalentemente in Africa, in particolare tra primati e piccoli roditori (scoiattoli, ratti, ghiri).

Dalla primavera del 2022 un numero crescente di casi di vaiolo delle scimmie è stato registrato nel mondo occidentale, con quadri focalmente epidemici anche in Europa. I dati epidemiologici più recenti (European Centre for Disease Prevention and Control) riportano un totale di circa 20000 casi accertati, di cui 813 in Italia, distribuiti in 29 paesi della Comunità.

In ragione della relativa rarità dei casi sospetti e della particolarità delle manifestazioni cliniche, il dermatologo viene sovente chiamato in causa, soprattutto nella prima fase diagnostica che verrà poi accertata dal laboratorio.

Se, infatti, per questa zoonosi era ammesso inizialmente il contagio via droplets da serbatoi quali scoiattoli, ratti e scimmie, i casi più recenti evidenziano manifestazioni a carico della regione genitale, implicando altre modalità di trasmissione, ovvero il contatto diretto e prolungato con l'area lesionale quale occorre eventualmente in corso di rapporto sessuale. In diversi studi il DNA virale è stato identificato nello sperma di soggetti infetti per settimane dopo l’infezione.

Una persona infetta rimane contagiosa per tutta la durata della malattia sintomatica (a partire dalla comparsa dei sintomi prodromici fino alla caduta delle croste e alla riparazione cutanea), normalmente da 2 a 4 settimane. Non è noto se il virus possa essere diffuso da persone asintomatiche.

Il rash cutaneo tipico esordisce, dopo un periodo d'incubazione di 7-17 giorni, magari accompagnato da febbre e fatigue, con lesioni che diffondono centrifugamente dal volto all'intero tegumento, coinvolgendo anche le mucose congiuntivali e genitali; concomita, caratteristicamente, linfoadenopatia mascellare, cervicale e inguinale.
Le lesioni sono ben definite, a carattere inizialmente maculare, quindi papuloso, vescico-pustoloso ed infine crostoso, talora depresse od ombelicate. Differentemente dal vaiolo, l'eruzione in questo caso evolve e risolve nell'arco solitamente di 2-4 settimane, con un decorso solitamente blando, potendosi complicare con ulteriore febbre durante la fase pustolosa e anche vomito, diarrea e nei casi più gravi encefalite e sepsi.

In diagnostica differenziale bisogna tenere in considerazione principalmente la varicella, in cui tuttavia linfoadenopatia e febbre non sono altrettanto rilevanti e le manifestazioni cutanee, segnate da un eminente polimorfismo eruttivo, interessano invariabilmente il cuoio capelluto e la mucosa orale, risultando assai pruriginose.

Parimenti, morbillo e sifilide (secondaria) ne condividono l'aspetto esantematico, caratterizzato invero da manifestazioni poco evolutive e il tipico coinvolgimento, rispettivamente, del cavo orale e delle superfici palmo-plantari.

La rickettsiosi ha un esordio brusco, con febbre anche elevata e malessere generale, ed un'esantema maculo-papuloso che interessa anche in questo caso la regione palmare e plantare; alcune regioni italiane, quali Lazio, Sardegna, Calabria e Sicilia, presentano un tasso di morbosità decisamente più elevato rispetto alla media nazionale, attestata su 2.1 casi per 100000 abitanti.

La framboesia, treponematosi endemica nelle regioni equatoriali, ha invece lesioni a carattere più granulomatoso ed ulcerativo, che possono presentarsi ovunque, secondariamente ad una lesione originaria della gamba o del braccio, in sede di trauma.

Altre entità che possono dare luogo a confondimento sono il mollusco contagioso, che porta solitamente a quadri clinici più localizzati, la scabbia o le reazioni avverse a farmaci in cui il dato anamnestico, come il reperto di lesioni patognomoniche e la subiettività, possono essere dirimenti.

A cura di:

Paolo Gisondi
Prof. Paolo Gisondi Professore Associato
Sezione Di Dermatologia e Venereologia
Dipartimento di Medicina
Università di Verona
Claudio Guarneri
Prof. Claudio Guarneri, Professore Ordinario
Dipartimento BIOMORF, Clinica Dermatologica, Università degli Studi di Messina
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